Amo guardare quelle briciole bianche frenate dalla persistenza compatta dell’acqua. Un’acqua che non evapora, un’acqua che si rimescola.
Sempre la stessa, sempre uguale.
Io a Parigi non ci sono mai stata. Sono tanti (troppi) i posti in cui non sono mai stata, e a quest’ora mi piglia una frenesia sconclusionata. Una febbre del fare, malattia del tempo che passa.
Ma il letto è letto, con la sua incombenza orizzontale, e la coscienza è sporca, ma ad una certa ora non ti viene manco l’idea di fare il bucato.
E allora faccio nevicare su Parigi ancora un po’ e mi tengo stretti un paio di ricordi prima di domani. Perchè domani arriva sempre.
E non solo al peggio, ma anche al meglio ci si deve preparare.
Perchè anche il meglio è altro, diverso, differente.
Perchè altrimenti capita che c’hai Parigi imbiancata e vera davanti agli occhi, e tu continui a rigirarti tra le mani la stupida sfera col miracolo di polistirolo di un inutile nevicare.
Dolce notte.